
Cari Amici,
Anche questa volta sono tornato, con lo zaino che avevo quando sono partito e senza malaria o
altri souvenir.
Nell’Est Africa è un periodo molto caldo ed arido e le piogge tardano ad arrivare.
E’ proprio in questa stagione che mi rendo conto di quanto sia importante quello che sto e che
stiamo facendo.
Dare acqua pulita e potabile a quelle persone che ti spiazzano con il loro sorriso vero che non
esprime nessuna richiesta e che ti ricorda quanto riesca a convivere l’essere vivente con qualsiasi
Natura anche bastarda.
Li ho visti scavare insieme a noi alla ricerca della falda acquifera, fare il cemento, i mattoni che
devono sigillare le pareti del pozzo, ascoltare il personale specializzato per imparare a riparare e
gestire il pozzo, scendere a 15 metri sotto quella terra argillosa per poter installare o riparare i
tubi che portano in superficie l’acqua.
Laggiù non si possono permettere di protestare o di rendere al negoziante quel poco di acqua
difettosa che hanno trovato.
Ora con quel pozzo non regalatogli ma faticosamente anche da loro realizzato, possono finalmente
accudire ai loro bambini e permettersi il lusso di mandarli a quelle scuole che non hanno né
banchi né tetto ma che sono un indispensabile alimento per il loro futuro.
Oggi si parla di scarsità d’acqua anche in Europa e quei bambini, da grandi, saranno forse
ingegneri idrici e se andiamo avanti così, domani molto probabilmente avremo noi bisogno di loro.
In mezzo a tutta questa terribile bellezza mi mancava solo la presenza di quelli che, come voi, mi
hanno creduto e dato una mano.
Mi giravo alla ricerca di sguardi che condividessero le mie emozioni e, in quei momenti, pensavo a
come avrei potuto portarvi quelle immagini, quegli odori buoni e cattivi, quei suoni e rumori, quel
caldo e la mia gola violentata dalla polvere rossa.
Presto vi porterò dove mi sono portato io.
Ecco perché AMREF dice “Aiutiamo l’Africa a non avere più bisogno di aiuto”.
Icio de Romedis